Il 16 ottobre è il triste anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma, una retata effettuata nel 1943 dalle truppe tedesche SS con la collaborazione del regime neo fascista della Repubblica di Salò.
Ricordiamo che Roma fu lasciata senza difesa a causa proprio dell’atteggiamento inconcludente e insensato di coloro che erano deputati alla difesa (Carboni in primis e tutto il governo). Lo stesso Badoglio fuggì a Pescare per imbarcarsi alla volta di Brindisi con il Re e il suo entourage, lasciando Roma al suo destino già dal giorno successivo all’annuncio dell’Armistizio.
La premessa del rastrellamento fu un esplicito comando di Himmler, ministro dell’interno del Terzo Reich, che dettava: “tutti gli ebrei, senza distinzione di nazionalità, età, sesso e condizione, dovranno essere trasferiti in Germania ed ivi liquidati. Il successo dell’impresa dovrà essere assicurato mediante azione di sorpresa”. Il destinatario del messaggio era il colonnello Kappler che prima della retata aveva incontrato i vertici delle comunità ebraiche intimando loro la consegna di almeno 50 chilogrammi d’oro, e minacciando la deportazione per tutta la comunità ebraica.
Nonostante la consegna dell’oro e le rassicurazioni di Kappler, il rastrellamento avvenne, senza distinzione di sesso, età, condizione sociale.
Circa 1.023 persone furono deportate direttamente al campo di sterminio di Auschwitz e soltanto 16 di loro sopravvissero (di cui una sola donna).
In tutto furono circa 8.500 gli ebrei deportati: uomini, donne e bambini. Quasi il 90% di loro morirono.
16 ottobre: ricordiamo il sabato nero, cioè il giorno del rastrellamento del ghetto di Roma. Un giorno nero per l’umanità.